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I resti più antichi rinvenuti nelle valli del Trentino-Alto Adige risalgono alla fine della prima glaciazione (12.000 a.C.). Ad epoca più recente, circa 5.300 anni fa quindi età del rame, risale Ötzi (meglio noto come uomo del Similaun), una mummia rinvenuta sulle alpi Venoste nel 1991.
Nel corso dei millenni (a partire dal XIV secolo a.C.) si susseguirono nella zona due civiltà: la prima definita di Luco-Meluno rimase in essere circa fino al V secolo a.C. quando venne sostituita dalla popolazione dei Reti, che secondo Tito Livio sarebbero stati un popolo affine agli Etruschi.
L’arrivo dei romani guidati da Druso e Tiberio nel I secolo a.C. segnò la fine delle popolazioni retiche e la fondazione di Tridentum (odierna Trento). La regione subì una profonda romanizzazione e a partire dal 400 d.C. vide anche la diffusione del cristianesimo.
Le invasioni barbariche determinarono il crollo dell’Impero Romano e il Trentino-Alto Adige entrò a far parte prima del Regno Ostrogoto e poi di quello Longobardo. Proprio questi ultimo fondarono il Ducato di Trento, con capitale la città omonima, che resistette fino alla calata dei Franchi di Carlo Magno.
Nel 774, il Trentino Alto-Adige entrò a far parte ufficialmente del regno franco e vi rimase fino al 951, quando la discesa dell’imperatore Ottone I di Sassonia portò la regione sotto l’influenza del Sacro Romano Impero germanico.
Con Corrado II le diocesi di Trento e Bressanone ottennero il potere temporale sulle rispettive zone d’influenza, portando alla nascita dei cosiddetti Principati Vescovili, parzialmente indipendenti. Nel XII secolo cominciò l’ascesa delle famiglie nobiliari a scapito dei vescovi e nacquè la contea del Tirolo che rimase pressoché immutata (geograficamente) fino al 1918. Solo nel 1363 Margherita di Tirolo fu obbligata cedere i suoi possedimenti agli Aburgo.
Tra il 1411 e il 1517 (anno di conclusione delle operazioni in Val Vestino) Venezia occupò alcune porzioni meridionali della regione, senza tuttavia riuscire a imporre una presenza stabile e duratura.
Il Principato Vescovile di Trento rinacque nel XVI secolo sotto la guida del cardinale Bernardo Clesio e data la sua importanza nelle mediazioni tra Italia e Germania (intese come regioni e non come stati, che ancora non esistevano) la città venne scelta nel 1542 per ospitare il Concilio di Trento (1545 – 1563).
Solo nel XVII e XVIII secolo la Conte del Tirolo riprese vigore, ridimensionando notevolmente i poteri dei Principati Vescovili.
Quando nel 1796 (trattato di Lunéville) Trento fu invasa dalle truppe napoleoniche, la secolarizzazione delle istituzioni ecclesiastiche imposta dai dominatori asburgici segnò la fine dei Principati Vescovili e l’annessione nel 1810 del Trentino al Regno d’Italia napoleonico. Le truppe asburgiche riprenderanno il controllo della regione del 1813 e il loro dominio verrà poi sancito dal Congresso di Vienna (1815). Nel 1818 la Contea del Tirolo, ormai amministratrice dell’intera regione, entrò a far parte della Confederazione Germanica.
Nel 1848 i moti rivoluzionari europei infiammarono anche il Trentino, che chiese la secessione dall’Austria per entrare a far parte del Regno d’Italia. L’invasione garibaldina della Terza guerra d’indipendenza, pur vittoriosa con la sconfitta austriaca a Bezzecca, non ottenne l’annessione della regione che rimase in mano austriaca.
Quando nel 1914 (e più ancora nel 1915) scoppiò la Prima guerra mondiale la popolazione trentina si trovò spaccata: da una parte i secessionisti che disertarono la coscrizione austriaca per combattere nelle fila italiane (come Cesare Battisti che fu poi catturato dagli austriaci e giustiziato per tradimento, rendendolo di fatto un martire), dall’altra i realisti fedeli all’impero asburgico ormai in declino che combatterono per sua maestà Francesco Giuseppe d’Austia. La firma del Trattato di Saint-Germain-en-Laye (10 settembre 1919) segnò il definitivo smembramento dell’Impero Austro-Ungarico e la cessione all’Italia dei territori di Trento e Bolzano.
La regione seguità poi le vicende del Regno d’Italia fino alla fine della Seconda guerra mondiale, quando la Costituzione stabilirà per la regione lo statuto speciale e il diritto all’autogoverno (pur rimanendo parte della Repubblica Italiana).
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